Vladimir Putin e il mondo hanno attraversato una soglia pericolosa: al leader del Cremlino non importa se le sue bugie sull’Ucraina o su qualsiasi altra cosa siano o no plausibili, perché vede che i suoi sudditi e molti in Occidente sono disposti ad accettare qualunque cosa dica piuttosto che dichiarare il contrario.
In una sua intervista la signora Liliya Shevtsova, un commentatore russo ora alla Brookings Institution, afferma che “la Russia ha raggiunto il punto in cui le dichiarazioni retoriche dei suoi leader non vengono mai messe in dubbio, anzi sono sempre e solo accettate come sacrosante verità.
Putin mente su alcuni punti e su alcune verità profonde delle condizioni del suo paese, suggerisce Shevtsova, le sue particolari bugie non devono essere esaminate per il loro contenuto di verità, ma per quello che celano, per quello che rivelano di lui e dei suoi piani futuri, per quanto sgradevoli possano essere.
– Se dovessimo considerare qualsiasi delle dichiarazioni di Putin nel corso dell’ultimo anno, dimostrano chiaramente che le sue parole sono prive di significato – spiega il commentatore -chiunque cerchi di usarle come base per prendere decisioni, inganna se stesso e perde del tempo inutilmente.
– Invece – continua Shevtsova – le parole di Putin devono essere comprese nel contesto dell’attuale situazione russa. Putin e la Russia sono spinti in un angolo, e, fuggire dal frangente senza perdere la faccia, è molto complicato.
Viste da questa prospettiva – chiarisce – le dichiarazioni di Putin sulla sua personale e diretta responsabilità per l’annessione della Crimea hanno il seguente significato: “Prima di tutto, Putin afferma che l’Ucraina non ha il diritto di autodeterminazione e identità nazionale, perché il suo messaggio di base è che i russi e gli ucraini sono un solo popolo. Allo stesso tempo, tuttavia, Putin ha parlato della necessità di una normalizzazione delle relazioni tra gli Stati, ma ciò che lui intende è molto diverso da quello che capiscono le persone normali. Di conseguenza, quest’ultima è una schermata di fumo, che da un lato non significa nulla, ma su altri punti nasconde qualcosa di veramente tragico”.
– Il Cremlino – dice – essendo stato spinto in un angolo, sta tentando di preservare la sua continuità, senza sapere come salvare la faccia.
E’ troppo presto per trarre una definitiva motivazione per cui Putin avesse parlato così apertamente del suo ruolo nel sequestro della Crimea, ma sembra che questo rappresenti un punto di svolta “nella ricerca del Cremlino di un nuovo mito, una nuova idea per il consolidamento russo, una nuova idea per la legittimazione del suo potere, uno staccato dalla morale e dal diritto internazionale.
Nello scorso anno, afferma Shevtsova: “il Cremlino aveva cercato di preservare un modello di ibrido: né pace, né guerra” perché questa politica segue l’Occidente e le organizzazioni internazionali, le quali non volevano un confronto, ma agendo sulle parole di Putin cercavano una via d’uscita tenendo conto solo di quelle, senza guardare le realtà sul terreno.
– In larga misura, la crisi ucraina e la guerra ibrida è il risultato dell’ambigua natura delle posizioni e dell’appassimento della linea tra finzione e realtà, tra mito e realtà – spiega – con l’attuale riconoscimento Putin, è tornato dal mito alla realtà.
In questo senso, le parole di Putin sono “positive” perché mettono fine alla situazione “illusoria”, in cui le persone avevano agito. “Ora abbiamo un riconoscimento completo politico di ciò che è realmente accaduto. Questo costringe gli occidentali, l’élite russa e l’élite ucraina a pensare in un nuovo formato”.
A quanto pare dopo aver concluso che i vecchi miti non erano più sul tavolo, “il Cremlino ha deciso” d’adottare una linea più dura utilizzando il ricatto nucleare. L’Occidente sta finalmente vedendo la duplicità della guerra “ibrida”. A dire il vero, “l’Occidente non è stato in grado di trovare un’adeguata politica verso la Russia, ma allo stesso tempo, non metterà fine alle sanzioni”.
Di conseguenza, i riconoscimenti di Putin per le sue azioni in Crimea, sono stati dei messaggi mandati in primo luogo verso l’Occidente, anche se la dottrina della distruzione reciproca assicurata rimane inalterata, ma nascondono ancora una certa amibiguità: non c’è bisogno di mettere queste armi sul piatto, sono già lì. Putin sta dicendo attraverso le sue mezze verità che lui è alla ricerca di una “mobilitazione più grande sulla base di un confronto” con un nuovo nemico, gli serve un qualcosa che giustifichi le sue azioni, la sua mente e anche le sue bugie.

GB

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