Pneumatici che bruciavano per le strade, tende disposte nel centro della capitale dietro alle barricate, persone sul palco e un pubblico che chiedeva la fine di un governo corrotto.

Questo è stato il quadro tipico della capitale dell’Ucraina, Kyiv, tra il mese di novembre 2013 e febbraio 2014.

Le proteste pubbliche a Maidan Nezalezhnosti, o Piazza dell’Indipendenza, sono culminate in sanguinosi disordini che hanno rovesciato il presidente filo-russo, Viktor Yanukovich – eventi ora etichettati come la Rivoluzione della Dignità.
“Siamo riusciti a sbarazzarci di Yanukovich insieme al suo partito e abbiamo diretto il nostro paese verso l’Unione europea, ma questi due obiettivi non erano il motivo principale per cui le persone erano nelle strade”, ha sostenuto Ganna Stetsko, che era coinvolta nella rivolta fin dall’inizio – prima come distributore di cibo e successivamente come coordinatore di una squadra medica di emergenza volontaria.

“Maidan voleva giustizia e rispetto per il popolo ucraino”, ha spiegato, riferendosi al movimento di protesta con il suo nome popolare.
Il pubblico chiedeva che i funzionari corrotti e gli amici di Yanukovich fossero processati, e ha chiesto il ritorno dei beni rubati nel bilancio dello Stato.

Il nuovo governo, guidato da Arseniy Yatsenyuk, ha prontamente chiesto ai partner internazionali dell’Ucraina di congelare i beni e le risorse economiche di quelli identificati come responsabili d’appropriazione indebita dei fondi del paese. Sono stati istituiti l’Ufficio nazionale anticorruzione dell’Ucraina (NABU) e l’Ufficio del Procuratore speciale anticorruzione (SAPO).

Ma il pubblico non ha visto importanti risultati e l’attuale governo è accusato di non essere migliore del suo predecessore.
“Sfortunatamente, non siamo riusciti a distruggere la corruzione, purtroppo rimane come prima [di Maidan – NdA] – ha chiarito Stetsko – In particolare nessuno è stato incarcerato per corruzione: i miliardi di dollari rubati non sono stati restituiti all’Ucraina, al bilancio statale dell’Ucraina, ed è triste in un certo senso”.

La coordinatrice afferma che forse la colpa si potrebbe affibbiare al fatto che il governo è stato troppo occupato ad affrontare il conflitto armato nelle due regioni orientali del paese, dove i ribelli filo-russi hanno istituito la Repubblica Popolare di Lugansk e la Repubblica Popolare di Donetsk nel 2014 – staccandosi da Kyiv.

“Abbiamo dovuto formare un governo ed eleggere un presidente in condizioni di emergenza, le persone non avevano molta scelta, non avevamo leader ben preparati”, ha sottolineato.
“Le riforme sono state fatte solo perché le hanno chieste con pressioni ed insistenza, sia l’UE che il pubblico, però non tutte vanno bene, in molte sfere i funzionari top sono stati cambiati, ma tutto il rimanente è rimasto lo stesso”. “O sono stati ribattezzati i dipartimenti dove sono stati cambiati i leader, ma i dipendenti di mezzo sono rimasti sempre gli stessi, ad esempio, nella polizia sono state riassunte le persone che lavoravano prima della rivoluzione”, ha aggiunto.

Secondo Yaroslav Yurchyshyn, il direttore esecutivo di Transparency International Ucraina, la mancanza di una concreta riforma è la principale ragione della mancata restituzione dei beni rubati al bilancio ucraino.
Yurchyshyn ha sostenuto con i giornalisti, che i servizi di sicurezza non hanno fornito prove sufficientemente rapide per evitare che potessero decadere i tempi previsti per il sequestro dei beni.

Inoltre, i casi di corruzione che coinvolgevano il furto di miliardi di dollari sono stati esaminati da tribunali inferiori – e non riformati – insieme a casi criminali minori che hanno rallentato il processo, dando spazio al fiorire della corruzione, ha concluso Yurchyshyn.
Nel gennaio 2016, il Tribunale dell’Unione europea in Lussemburgo ha dovuto annullare il congelamento dei beni e le risorse economiche di cinque ucraini, tra cui due ex primi ministri, perché mancavano le informazioni che testimoniavano che si trattava di fondi pubblici indebitamente sottratti e trasferiti illegalmente.

“Più tempo passerà per dimostrare che questi beni sono stati rubati allo stato ucraino, minori saranno le possibilità di un loro ritorno nel bilancio del Paese”, ha affermato Yurchyshyn.
“Le persone sospettate di corruzione, le cui attività sono bloccate, utilizzano i tribunali che non sono ancora stati – almeno al momento – riformati in Ucraina e Corti estere “amiche” per far revocare gli ordini di blocco patrimoniale, in modo da poterli vendere”.

In questi giorni è salito agli onori della cronaca uno schema simile, ma più sfacciato, utilizzato da un proprietario di beni congelati.
Un contratto non firmato, ottenuto dall’unità investigativa di Reuters, ha rivelato che Sergiy Kurchenko – un magnate ucraino del gas, in patto con Yanukovich – non si è nemmeno preoccupato di far dissequestrare le attività prima di venderle, che è un atto illegale.

Le prove indicano che possiede una società con sede a Cipro, Quickpace, che ha avuto un sequestro cautelativo fino alla concorrenza di 160 milioni di dollari, perché fondi provenienti dal bilancio ucraino, ma Kurchenko ha venduto dei beni fino al valore del sequestro ad altri due oligarchi ucraini i quali speravano di riuscire a dissequestrare i beni ed avere un guadagno netto di 130 milioni, su un investimento di 30 milioni di dollari.

Yurchyshyn ha affermato che, con l’attuale legislazione ucraina, non esiste la speranza di recuperare i beni che hanno cambiato la proprietà. Nel frattempo, la gente che è rimasta su Maidan per mesi per portare a termine il cambiamento si consola con risultati più piccoli. Stetsko ha chiarito che attualmente ci sono lievi miglioramenti nella piccola corruzione della polizia, sanità e sistema educativo. “Un sacco di persone si rifiutano di pagare tangenti e intraprendono le azioni legali per risolvere i problemi.

È un piccolo passo, ma è degno di nota. “Maidan senza dubbio ne è valsa la pena. Le persone dovevano rendersi conto che qualcosa dipende da loro. Hanno iniziato ad andare alle elezioni, hanno cominciato a pensare e a capire – ha sottolineato – Spero che almeno dopo tanto, tanto tempo possiamo raggiungere quello per il quale ci siamo riversati in Maidan”.