Ogni tre mesi, dopo aver trascorso due settimane a Lviv, in Ucraina occidentale, Oleksander Kolocenko si presenta a Leszno, nell’ovest della Polonia. Lui installa cavi per una ditta di impianti elettrici ubicata nella fiorente economia di Leszno.

Kolocenko fa parte di uno degli spostamenti più grandi, ma meno noti della migrazione: gli ucraini in Polonia.
“Il vantaggio principale di lavorare in Polonia è il denaro – spiega Kolocenko – I guadagni in Polonia sono più alti. In Ucraina c’è crisi, i prezzi stanno aumentando ed ognuno guarda dove può guadagnare di più”.

In Polonia, almeno 1,3 milioni di ucraini l’anno scorso si sono registrati come lavoratori temporanei, mentre 116.000 hanno ricevuto il permesso di lavoro a lungo termine. Dal 2013 entrambe le figure sono salite sei volte, principalmente trainate dal crollo economico che ha seguito l’invasione russa dell’Ucraina nel 2014, e dal conflitto che viene tuttora alimentato da Mosca.

Per il governo nazionalista polacco, diretto dal partito Legge e Giustizia, l’afflusso ucraino si sta dimostrando utile, sia politicamente, che economicamente: aiuta Varsavia a controbattere le critiche dell’Unione europea sul suo rifiuto di accettare le quote dei migranti del Medio Oriente, e colma la sua mancanza di manodopera, che fa seguito all’esodo di 2 milioni di polacchi che sono alla ricerca di un salario più elevato a ovest.
Nell’Europa occidentale, tuttavia, ci sono preoccupazioni, perché dal mese prossimo, con l’UE che ha concesso l’esenzione dal visto agli ucraini, si potrebbero vedere afflussi analoghi anche in altri stati. La Polonia però, potrebbe anche rappresentare un caso eccezionale, in quanto, a differenza della maggior parte degli Stati dell’UE, ha già parzialmente aperto il proprio mercato del lavoro agli ucraini.

Per ora i ministri di Varsavia stanno disegnando paralleli tra l’assorbimento polacco degli ucraini e l’accoglienza tedesca di 1 milione di profughi siriani nel 2015.
“Non posso accettare l’accusa che la Polonia non accetta i migranti – ha dichiarato Witold Waszczykowski, il ministro degli esteri polacco alla conferenza di Monaco di Baviera di quest’anno – Abbiamo solo una diversa posizione geografica e un diverso tipo di migrazione”.
Infatti, a differenza dell’esodo siriano, la maggior parte degli arrivati ​​ucraini non sono rifugiati che fuggono dall’orientamento della guerra. Secondo le cifre ufficiali, dal 2014 sono solo poco più di 6.000 gli ucraini che hanno cercato asilo in Polonia.

La Polonia stava esaurendo i lavoratori agricoli, e, in un certo senso, una parte del problema demografico dell’Europa occidentale è stato trasferito in Polonia – ha sostenuto l’economista, Tomasz Wieladek.
La maggior parte sono immigrati economici in età lavorativa e attratti dalla prospettiva di guadagnare cinque volte di più che in Ucraina, anche grazie ad una forte svalutazione della moneta ucraina.

Ci sono legami culturali e somiglianze linguistiche – anche se i due paesi talvolta hanno avuto rapporti difficili – ciò significa che gli ucraini si ambientano facilmente. “Ognuno vuole guadagnare più soldi. Io viaggio per lavoro e così anche i polacchi”, scrolla le spalle Kolocenko.
Tomasz Wieladek, un economista polacco che ha studiato la migrazione ucraina a Barclays, a Londra, sostiene che gli ucraini stanno occupando in Polonia gli stessi posti dei migranti polacchi in Germania, soprattutto nell’industria dei servizi, del commercio e dell’ospitalità.

La sua ricerca suggerisce che l’afflusso ucraino ha rallentato la crescita dei salari polacchi, che, per la competitività e l’attrazione degli investitori è un bene – ma, in un contesto, forse ironico, può alimentare la continua migrazione verso ovest dei polacchi.
“I polacchi che arrivano in Gran Bretagna hanno aiutato il problema demografico del Regno Unito – sostiene Wieladek – La Polonia ha lo stesso problema demografico”. Un motivo per il quale la Polonia nel 2008 ha avviato il regime di registrazione per gli ucraini e per altri, è dovuto al fatto che stava esaurendo i suoi lavoratori agricoli. In un certo senso, una parte del problema demografico dell’Europa occidentale è stata trasferito in Polonia”.
Egli aggiunge che gli ucraini stanno anche compensando le potenziali carenze causate dalle politiche sociali del partito di governo, inclusa la riduzione dell’età pensionabile e l’erogazione di generosi benefici alle madri.

Non tutti accolgono il fenomeno. Un consigliere governativo definisce “assurdo” che la Polonia spenda grandi somme ed educhi i polacchi a lasciare il loro paese per essere sostituiti dai lavoratori della porta accanto.
La Polonia consente ai cittadini della Bielorussia, dell’Ucraina, della Russia, della Moldavia e della Georgia di registrarsi per un periodo di sei mesi, inoltre offre permessi di tre anni agli stranieri in possesso di formali offerte di lavoro. Dopo cinque anni di permanenza, gli stranieri possono diventare cittadini.

Ma un sondaggio da parte del Servizio del Lavoro, un’agenzia di collocamento e una di consulenza, ha rilevato a febbraio che un terzo delle aziende polacche hanno avuto problemi a trovare lavoratori, in particolare nelle aziende agricole. Quasi il 40 per cento prevedevano d’impiegare gli ucraini.
“Gli ucraini guadagnano gli stessi salari dei polacchi, non sono sotto-pagati come succede con i polacchi assunti in Europa occidentale”, afferma Blazej Madejski, il vicepresidente di Pro-Net Media, che installa linee di trasmissione di telecomunicazioni e di elettricità. “Ci sono pochi polacchi che lavorano qui, preferiscono l’UE occidentale; ma senza ucraini, la nostra azienda non potrebbe essere efficiente”, chiarisce Madejski.

Yuri Karian, un ucraino con origini polacche che guida l’unione dei lavoratori ucraini in Polonia, afferma che prima del 2014 molti ucraini andavano in Russia a lavorare.
“Ora la maggioranza viene in Polonia – continua – Sono sei mesi di lavoro, poi tornano a casa con i soldi, rinnovano l’appartamento, o aiutano i bambini e la loro istruzione”.

Alcuni datori di lavoro polacchi temono che l’imminente accesso senza visto dei cittadini ucraini in tutta l’UE possa spingere più in alto i salari; ma senza diritti di occupazione, le opportunità di lavoro saranno per lo più insicure e insabbiate nell’economia nera.

Il signor Kolonceko è felice di poter andare a Leszno. “Forse in altri paesi dell’UE si può guadagnare di più, ma sono più lontani – sottolinea – Qui i guadagni sono più che sufficienti e ogni tanto posso andare a casa. Non c’è nessun posto come la propria casa”.