Un anno dopo la caduta del governo di Viktor Yanukovich, è diventata molto traballante la speranza che il nuovo governo ucraino possa controllare la forza dei corrotti oligarchi e installare una nuova generazione di élite riformisti. Le vecchie élite ucraine e il loro modo di fare business è prevalente, rispetto a coloro che cercano di costruire un trasparente sistema politico e una moderna nazione costruita sullo stato di diritto. Finora la legittimità del nuovo governo non si basa su tracce di successo per promuovere le riforme, ma su fattori esterni: sulla capacità di rispondere all’aggressione russa e raccogliere sostegno in Occidente. Però non è esagerato suggerire che le prospettive di successo e di coesione a lungo termine del paese, siano determinate dalla sua capacità di perseguire riforme di vasta portata per modernizzare lo Stato, e verificare il potere degli oligarchi.
Le condizioni sono dure, in particolare per una profonda, irrisolta crisi umanitaria in Ucraina orientale, che ha lasciato più di 6.300 ucraini morti. Senza prossimi e importanti aiuti internazionali, mentre Kiev è distratta da una crisi finanziaria urgente, pullula la situazione umanitaria nella parte orientale dello Stato. La crisi dei rifugiati è in crescita, la capacità del governo centrale di gestire i flussi dei rifugiati, dovrebbe essere uno tra i principali indicatori a breve termine della performance. Nel frattempo, l’inflazione galoppante e la diminuzione dei salari impongono gravi difficoltà economiche sul ceto medio. A breve termine, i termini del piano di salvataggio del FMI porteranno ad aumentare la media della miseria, fatto che pochi in Occidente hanno scelto di riconoscere. Il governo, per esempio, sarà costretto a tagliare la spesa sociale e aumentare le tariffe dell’energia elettrica del 350 per cento prima del 2017. La produzione industriale è già diminuita del 22 per cento, la quale a sua volta ha causato un picco dei tassi di povertà e della criminalità; ma ha fatto anche aumentare la dimensione dell’economia sommersa. Gli oligarchi si stanno combattendo l’un l’altro, la proprietà e le imprese vengono espropriate dai criminali, mentre un certo numero di ex funzionari dell’epoca di Yanukovych, stanno morendo in misteriosi decessi, da cui si sollevano domande sulla stabilità politica del paese.
I funzionari del governo ucraino e i loro sostenitori in Occidente tendono a concentrarsi sull’aggressione russa, come principale motivo della fragilità politica ed economica dell’Ucraina; ma la sola guerra non dichiarata della Russia all’Ucraina, non può spiegare tutti i problemi ucraini. La corruzione, la cattiva gestione economica, le enormi debolezze nel settore finanziario, gli sforzi di riforma poco brillanti, le lotte intestine tra le élite e altri interessi, non sono invenzioni russe; piuttosto si tratta di problemi di casa che la Russia sta sfruttando molto bene.
La rivoluzione Euromaidan potrebbe aver portato via dal potere Yanukovich (come simbolo importante), ma non è riuscita a ridurre il ruolo che svolgono gli oligarchi nella politica ucraina o a legittimare pienamente il potere del governo centrale, soprattutto agli occhi degli oligarchi. Maidan è un importante simbolo della volontà popolare ucraina per una governance responsabile e trasparente; ma non ha cambiato il contratto sociale tra il popolo e il governo, perché i modelli di governo esistenti erano troppo forti. L’attuale governo ucraino è forse il più competente dopo l’indipendenza, tuttavia, non è ancora riuscito a imporre le significative riforme atte a modernizzare lo Stato o a ri-focalizzare la missione dello Stato quale servitore degli interessi pubblici in generale. Questo perché le forze politiche, i civili e i combattenti attivisti della società post-Maidan, sono ancora troppo deboli rispetto agli oligarchi.
La centralità degli oligarchi è stata ampiamente trascurata nel Maidan stesso. Avevano le loro ragioni per sostenere il movimento, anche se molti di loro hanno perso dei soldi, le posizioni e l’influenza, dovuto alla successiva aggressione russa; ma la fuga di Yanukovich ha direttamente minacciato i loro interessi.
Mentre Maidan è stato senza dubbio il movimento del “potere del popolo”, diretto contro un odiato regime corrotto, anche gli oligarchi hanno giocato un ruolo chiave nella mediazione del governo post-Yanukovich. E’ stato Dmytro Firtash, che, pur essendo agli arresti domiciliari a Vienna, che ha forgiato l’accordo che ha unito i partiti politici guidati da Poroshenko e da Vitali Klitschko, in vista delle elezioni presidenziali di maggio.
L’Ucraina di oggi continua ad essere gestita dagli oligarchi, anche se le dinamiche del potere tra i gruppi oligarchici si sono spostate drammaticamente. Ancora più importante, è in calo l’influenza generale degli intermediari tradizionali, coloro che avevano il potere derivato dal controllo delle attività metallurgiche e del carbone. Dopo aver perso 5,8 miliardi di dollari del suo patrimonio netto nel 2014, Rinat Akhmetov, l’uomo più ricco dell’Ucraina prima della guerra, ora sembra essere il più grande perdente. Tuttavia, rimane potente ed ha la capacità di mediare i rapporti tra Kiev (dove vive) e il Donbas (dove controlla ancora attivamente). Akhmetov ha legami con Aleksander Zakharchenko, l’autoproclamato leader della Repubblica Popolare di Donetsk, e si conferma che stia lavorando con ambedue le forze per la linea del cessate il fuoco. Il suo business dell’energia, però, è stato messo sotto pressione dagli amici dell’oligarca Igor Kolomoysky, che, fino a poco tempo fa, si pensava potesse essere il più grande vincitore dell’era post-Maidan, in termini d’influenza politica.
Nel frattempo, Firtash, che sta combattendo l’estradizione dall’Austria agli Stati Uniti, ha recentemente annunciato la sua intenzione di tornare alla vita politica. Lui, come altri oligarchi che hanno fatto le loro fortune nel sud e nell’est dell’Ucraina, afferma di sostenere un maggiore impegno occidentale, ma si sente disturbato dall’incapacità dell’Occidente di dare all’Ucraina ciò di cui ha bisogno, in particolare in termini geopolitici. Akhmetov, Kolomoysky, Firtash, e altri hanno anche un interesse per il decentramento delle strutture politiche ucraine. Poroshenko è stato abbastanza intelligente nel controllare questo processo, che viene gestito dalla Commissione costituzionale, guidata dallo speaker della Rada, Volodymyr Hroisman, un convinto sostenitore di Poroshenko.
La guerra nel Donbas ha portato ad un aumento del patriottismo in tutto il paese, ma la popolazione nel sud-est dell’Ucraina continua a nutrire simpatie filo-russe. Naturalmente, questo non significa che molti abitanti della regione in realtà vogliano essere governati da Mosca (né Mosca in realtà vuole annettere il Donbas) o, anche peggio, dai separatisti. I loro atteggiamenti sono modellati dalle crescenti legittime rimostranze per le carenze di governance di Kiev nella regione e per il peggioramento delle condizioni socio-economiche.
In Kharkiv, una città orientale che rimane vulnerabile alla violenza guidata dai separatisti, la collaborazione delle élite locali è stata la chiave per mantenere la stabilità. Quando gli “omini verdi” russi avevano iniziato a mostrarsi nella regione, non è stato il governo centrale che era arrivato in soccorso, ma è stato solo grazie agli sforzi congiunti del sindaco di Kharkiv, il ministro degli interni e un gruppo della protezione privata assunta da Kolomoysky, che sono riusciti a tenere la situazione sotto controllo. Questa era solo un’alleanza tattica. Ci sono nuovi attriti all’interno dell’élite regionale di Kharkiv, mentre la frustrazione popolare cresce con la vacillante economia di tutta la regione che potrebbe lasciare, ancora una volta, la città vulnerabile.
Odessa, una città del sud, lungo il Mar Nero, è altrettanto vulnerabile alla violenza separatista. Le frizioni tra le élite, insieme con una serie di torbidi legami con i gruppi criminali per il dominio dell’economia sommersa, creano un mix potenzialmente infiammabile. Fino a poco tempo fa, Odessa sembrava saldamente sotto il controllo politico di Kolomoysky. Il governatore regionale è conosciuto come uno dei “suoi uomini”, e il sindaco della città ha riferito che il governatore ha raggiunto un accordo con l’oligarca di Dnipropetrovsk. Eppure, Kolomoysky non ha il pieno controllo della regione, ora che lui ha ritirato i suoi battaglioni armati da Odessa, spetta alle forze di sicurezza garantire la pace.
Il conflitto con Kolomoysky e la sua destituzione dal governo come governatore di Dnipropetrovsk avvenuta il 25 marzo, potrebbe essere uno spartiacque. A suo credito, l’amministrazione Poroshenko ha cercato di proteggere gli interessi dello Stato; ma di fatto ha diminuito l’influenza economica di Kolomoysky, in parte eliminando le sue deleghe da Ukrnafta e Ukrtransnafta, società energetiche controllate dallo Stato, che sono state a lungo una sua vacca da mungere, anche se lui deteneva solo una quota di minoranza.
Come governatore di Dnipropetrovsk, Kolomoysky era un alleato chiave di Kiev nella guerra in Ucraina orientale. Ha schierato il suo esercito privato per combattere i separatisti filo-russi e per prevenire la diffusione di conflitti in altre regioni; ma lui sembra essere andato troppo lontano nell’attaccare gli altri oligarchi, mostrando il suo vero volto nella gestione del conflitto Ukrnafta e Ukrtransnafta. A questo punto, il rapporto tra Kiev e Kolomoysky non è in panne. Il nuovo governatore ad interim di Dnipropetrovsk non è un protetto di Kolomoysky. Sembra che ci sia stato un accordo tra i due uomini, che permette a Kolomoysky di mantenere i suoi interessi economici, mentre Poroshenko rafforzerà l’autorità centrale. Se è così, la minaccia dei battaglioni controllati degli oligarchi può essere sopravvalutata, quindi l’accordo di Minsk II può essere vivo.
La rimozione di Kolomoysky è solo una parte della storia, Poroshenko dovrà lavorare con gli altri per contenere eventuali ricadute. L’altra grande questione è se il resto degli oligarchi si ritrova nel mirino del regime di Kiev in vista delle prossime elezioni amministrative.
L’Occidente non ha altra scelta che sostenere quello che vede come i legittimi rappresentanti del popolo ucraino: il presidente Poroshenko e la sua amministrazione. Poroshenko sta cautamente costruendo l’autorità centrale a Kiev: una nuova legge dà al presidente il potere di nominare il capo della Guardia Nazionale, in aggiunta alla sua già notevole influenza sulla Banca nazionale, i ministeri della difesa e degli affari esteri e il nuovo ufficio anticorruzione. Egli può contare sui stretti rapporti con lo speaker della Rada, Volodymyr Hroisman e Oleksandr Turchynov, il capo della sicurezza nazionale e del Consiglio di difesa. Viktor Shokin, il nuovo procuratore generale, è stato a lungo uno stretto collaboratore di Poroshenko, e ha lavorato con il presidente sulla scia della rivoluzione arancione. Non ci sono prove che possano suggerire che Poroshenko abbia usato il suo potere politico per espandere i suoi interessi personali commerciali, eppure, Poroshenko è un oligarca, e dai suoi pari è visto in questo modo. Ha bisogno di continuare a bilanciare i gruppi concorrenti e individui, invece che ripetere l’errore di Yanukovich che puntava ad ingrandire la sua proprietà e il suo entourage; ma se non può offrire una vita migliore, un apparato statale funzionante e un governo efficace orientato verso l’UE, vincere la pace nella parte orientale, potrebbe significare molto poco.
I sondaggi suggeriscono che sia crollato il sostegno ucraino per l’integrazione con la Russia, mentre sia leggermente aumentato il supporto per l’Unione europea. Allo stesso tempo, gli integrazionisti pro-UE non hanno una ferma maggioranza. La crescente frustrazione con l’Occidente potrebbe eventualmente favorire una crescente simpatia verso la Russia. Non ci sarà un’altra U, naturalmente, l’Ucraina è sicuramente filo-occidentale; ma la vera domanda è se i suoi dirigenti e le élite lentamente torneranno alle collaudate leggi d’equilibrio tra est e ovest che aveva sviluppato l’ex presidente Leonid Kuchma.
Manipolando gli schemi di corruzione e giocando negli interessi delle élite ucraine, Vladimir Putin potrebbe trovarsi, paradossalmente, in grado di ristabilire l’armonia in Ucraina. Tale improbabile sviluppo, naturalmente, porterebbe l’Ucraina “indietro nel futuro”. Tuttavia, la “de-oligarcizzazione” è stata innescata, il voto parlamentare sulle recenti aziende Ukrnafta / UkrTransafta ha direttamente violato gli interessi di Kolomoysky. Le mosse del governo sono state ben coreografate e gestite, tutto è arrivato come una completa sorpresa per Kolomoysky. Lo spirito del Maidan sembra vivere, sta dando forze alla responsabilità civile e una notevole quantità di sostegno e fiducia alla società in generale. Le modalità d’intervento condizionate occidentali stanno svolgendo un ruolo che porteranno a cambiamenti legislativi sostanziali e a molte critiche.
Pertanto, l’Occidente potrebbe cambiare il suo atteggiamento, piuttosto che concentrarsi sul divario tra le parole del governo e le sue concrete azioni, con una politica realistica che sottolinei tutte le condizioni per poter proseguire. Dopo settimane di confronto politico, il parlamento ucraino ha approvato la legge di bilancio necessaria per il paese per ricevere il piano di salvataggio del FMI. Il processo di riforme sta guadagnando una certa trazione nei settori agricolo, energia, forze dell’ordine e nei servizi sociali. I canoni sugli appalti pubblici sono scesi; era il secondo cane da guardia della corruzione.
Se l’Ucraina continua a rimanere impantanata nelle sue attuali difficoltà, l’attuale quadro d’intervento per la politica occidentale è praticamente l’unica opzione. La sfida è per mol
ti versi simile a quella che c’era prima del Maidan. La palla è decisamente nei tribunali di Kiev.

GB

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